Uno studio indaga l’impatto ambientale di dieci procedure cromatografiche riportate in letteratura per l’analisi dei filtri UV nei campioni cosmetici, sfruttando le metodiche AGREE e AGREEprep
I filtri ultravioletti (UV) sono ampiamente utilizzati in una varietà di prodotti beauty per proteggere la pelle dagli effetti dannosi delle radiazioni solari. Per garantire la sicurezza dei consumatori e l’efficacia delle formulazioni, la legislazione europea ha stabilito la concentrazione massima consentita per ciascun filtro UV da impiegare all’interno delle formulazioni cosmetiche (Regolamento n. 1223/2009 della Commissione Europea).
Cromatografia per valutare i filtri UV
I metodi analitici che consentono la determinazione dei filtri UV presenti in campionature cosmetiche sono molteplici: si passa dalla cromatografia gassosa e liquida con l’uso di diversi rivelatori, a tecniche spettroscopiche ed elettrochimiche.
Da qualche anno a questa parte, una crescente attenzione è stata rivolta all’impatto ambientale delle metodiche in questione. Le procedure analitiche sono, infatti, dispendiose in termini di tempo ed energia e richiedono frequentemente ingenti quantità di solventi. Alcune metodologie comportano, inoltre, il ricorso alla derivatizzazione degli analiti, dannosa per l’ambiente e, potenzialmente, anche per la salute dell’analista.
Al fine di mettere a disposizione pratiche analitiche sicure per l’uomo e per il pianeta, sempre più ricerche scientifiche si sono dunque concentrate sui sistemi di estrazione miniaturizzati conformi ai principi della chimica analitica green (GAC). Quest’ultima è stata, infatti, introdotta per ridurre al minimo la domanda di energia, i rifiuti tossici di laboratorio e l’utilizzo di solventi pericolosi.
Attualmente, le metriche di software libero più diffuse per esaminare la sostenibilità di un approccio sono due: la metrica analitica green (AGREE) e la metrica analitica green per la preparazione dei campioni (AGREEprep).
Lo strumento metrico AGREE si concentra sull’intera metodologia e si basa sulle dodici categorie dei principi della chimica analitica green (GAC). La tecnica AGREEprep dà rilievo alla preparazione del campione in conformità ai dieci punti cardine della preparazione green (GSP).
Lo studio
Il presente lavoro, pubblicato su Analytica, è stato condotto con l’obiettivo di indagare l’impatto ambientale di dieci procedure cromatografiche riportate in letteratura per l’analisi dei filtri UV nei campioni cosmetici, sfruttando le metodiche AGREE e AGREEprep.
Lo studio ha consentito di chiarire vantaggi e svantaggi di ciascuna metodica per comprendere quali siano i sistemi maggiormente rispettosi dell’ambiente e degli operatori. Ha, inoltre, sottolineato che gli strumenti di valutazione della sostenibilità ambientale possono fornire un valido contributo nell’identificare i passaggi critici del sistema scelto e consentirne un miglioramento.
Le conclusioni
I metodi di microestrazione hanno ottenuto punteggi di sostenibilità più elevati rispetto alle procedure classiche. I risultati raccomandano l’uso di entrambi gli strumenti (AGREE e AGREEprep.) per validare la sostenibilità delle metodologie prima di pianificarne l’impiego in laboratorio. Benché i sistemi di analisi possano rappresentare un aiuto prezioso nel determinare la sostenibilità ambientale, è tuttavia opportuno tenere conto anche dell’accuratezza e della precisione della metodica scelta.
Wejnerowska G, Narloch I.; Comparison of the Greenness Assessment of Chromatographic Methods Used for Analysis of UV Filters in Cosmetic Samples; Analytica. 2023; 4(4):447-455. https://doi.org/10.3390/analytica4040032