Nuovi brevetti nell’ambito delle bioplastiche

PflegeprodukteSono diverse le aziende cosmetiche che hanno scelto di confezionare alcune delle loro linee le bioplastiche come proposta alternativa ecologica alla strategia della riduzione/riutilizzo/ riciclaggio. Visto il costo ancora alto della materia prima queste scelte possono considerarsi ancora di nicchia, tuttavia ci sono diversi progetti in corso per produrre questi materiali a costi più accessibili. Di recente presso il Wout Boerjan Lab (VIB), Belgio, hanno sviluppato un pioppo geneticamente modificato dal quale produrre etanolo. L’etanolo è la molecola di partenza per produrre etilene da cui si ottiene poi il polietilene, uno dei polimeri più diffusi nell’ambito del packaging. I ricercatori del VIB hanno modificato strutturalmente un gene coinvolto nella biosintesi della lignina, Una molecola che insieme alla cellulosa ha una funzione strutturale nella pianta e come la cellulosa è sintetizzata a partire da molecole di glucosio prodotte mediante fotosintesi. Nel ceppo modificato di pioppo è stato silenziato un gene che catalizza un passaggio fondamentale nella biosintesi di questa molecola complessa la pianta quindi pur continuando a crescere produce zuccheri, dai quali è poi ottenuto etanolo. Lo studio sperimentale è stato pubblicato proprio quest’anno sulla rivista internazionale PNAS. Un processo simile è già stato brevettato per la canna da zucchero e alcune bioplastiche utilizzate nell’ambito del packaging sono proprio derivate da questa specie vegetale. La plastica da essa derivata, il polietilene ha caratteristiche del tutto simile al polietilene prodotto utilizzando petrolio, tuttavia la differenza risiede nel fatto che il biopolietilene deriva da una risorsa agronomica ed è quindi, a differenza del petrolio, rinnovabile.

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Stimolare il riciclaggio

Un’altra strategia adottata nel Sustainable Living Plan è la valorizzazione del riciclaggio. Il riciclaggio è una forma strategia sostenibile che stenta ancora a decollare, il problema è globale e ha diverse ragioni: logistiche tecnologiche ed economiche. Riciclare risulta ancora oggi difficile poiché spesso le confezioni non rispecchiamo gli standard corretti per il riciclo, inoltre il processo di riciclo riduce in maniera significativa le performance della materia prima seconda: il polimero riciclato ha sempre prestazioni meccaniche inferiori a quelle del polimero vergine, allo stato attuale utilizzare un polimero riciclato ha costo molto più elevati di un polimero vergine, dunque un produttore se non incentivato difficilmente sceglierà materiali plastici di recupero come materia prima. Per stimolare il riciclaggio la strategia è creare una domanda di resine riciclate, un impulso che solo le grandi multinazionali possono effettivamente dare a un sistema così complesso. Non basta infatti produrre confezioni perfettamente riciclabili. Utilizzando polimeri riciclati per confezionare i propri prodotti, su larga scala, incrementa la domanda dando un forte stimolo alla filiera poiché rende questi materiali economicamente appetibili. Ad oggi molti prodotti sono confezionati in PCR HDPE e se le percentuali per questioni tecniche si aggirano intorno al 25% non è detto che con il miglioramento delle tecnologie e una resa meccanica maggiore dei polimeri, queste percentuali non possano andare via via incrementandosi. Un’altra strategia che sembra aver dato buoni risultati in termini di incentivi è la cooperazione tra multinazionali e OGN del riciclo con programmi specifici mirati a recuperare un particolare packaging su larga scala. Spesso, infatti, non è possibile produrre, per questioni tecniche, una confezione facilmente riciclabile: si può valutare il materiale più adatto, fare attenzione alla presenza di additivi così come a etichette adatte al riciclo tuttavia in alcuni casi ci si trova davanti a confezione che tecnicamente devono essere costituite da materiali non compatibili tra di loro per il riciclo e difficilmente dissassemblabili, in questo caso la cooperazione con il riciclatore può essere strategica, è così possibile trovare insieme nuove soluzioni per raccogliere e separare correttamente i materiali, incentivando così il recupero della specifica confezione e incrementando il valore di mercato della resina recuperata riutilizzandola nella maniera più opportuna.

di E. Brunelli, PhD Biotechnology- Università del Piemonte Orientale