Sicc, Safe and Sustainable: il settore cosmetico e la transizione ecologica

Sicc, Safe and Sustainable: il settore cosmetico e la transizione ecologica

Sicc, Safe and Sustainable: il settore cosmetico e la transizione ecologica

L’industria, i consumi, il mercato, la società tutta deve affrontare la transizione ecologica, una sfida che comporta un radicale cambiamento delle modalità di produzione e delle abitudini di consumo.

Il convegno Sicc sulla sostenibilità in ambito cosmetico

E il mondo cosmetico dovrà fare la propria parte, anche in risposta alla Strategia UE per la sostenibilità delle sostanze chimiche (CSS) che si ripropone obiettivi elevati in fatto di sicurezza delle sostanze immesse sul mercato, in relazione alla salute umana e alla protezione dell’ambiente.

A questa nuova prova per il settore cosmetico è stata dedicata la giornata Sicc (Società italiana di chimica e scienze cosmetologiche) Safe and Sustainable che, muovendo dalla CSS, ha preso in esame i temi più preoccupanti e controversi dell’applicazione di criteri di sostenibilità in cosmetica, dai concetti di Safe and Sustainable by design, a cui dovrà tendere tutto il mondo chimico – dai produttori di materie prime a quelli del packaging agli utilizzatori – alla questione bollente delle microplastiche.

Con il dichiarato obiettivo di raccogliere esperienze, strumenti e novità della filiera cosmetica, il percorso di informazione e divulgazione ha voluto assumere un punto di vista scientifico partendo dal dato.

La (imprescindibile) questione ecologica

Innanzitutto, i numeri del problema ecologico e climatico con le loro ricadute, ancora poco studiate anche in termini di salute umana.

Per esempio, secondo uno studio dell’Università di Newcastle ingeriamo 5 grammi di microplastiche alla settimana, una quantità pari a 52 carte di credito all’anno. Ma anche i numeri che gli strumenti che già abbiamo permettono di misurare per attuare un concreto miglioramento dei prodotti, attraverso un eco-design supportato da quel Life Cycle Assessment (LCA) che sta diventando un metodo consolidato ma rimane ancora poco usato nella filiera cosmetica.

E poi c’è quell’aspetto in grado di trasformare la sfida in opportunità: il dato tecnologico, il fatto che cercando nella filiera cosmetica già esistono ampie possibilità di essere più sostenibili, dall’ingrediente alla confezione.

Le sfide sono molte e formidabili, come quella della comunicazione, interna alla filiera innanzitutto, che permetta di far circolare i dati e le esperienze. E include pure la comunicazione con il consumatore, che deve essere guidato a comprendere le scelte più sostenibili e portato su un terreno più scientifico.

E forse anche una sfida di ascolto emerge dalle riflessioni della giornata, laddove è invece il consumatore a guidare molti cambiamenti, come riconosce il legislatore quando obbliga a segnalare determinati ingredienti in etichetta.

Un consumatore che probabilmente andrebbe guardato in modo meno paternalistico e con più disponibilità ad accoglierne i bisogni reali, che oggi sono in larga parte rivolti, dicono le indagini di mercato, alla preoccupazione per la casa comune, il pianeta Terra, per la cui tutela è disposto a più di qualche rinuncia.

La chimica è la scienza della trasformazione, la più adatta a rispondere alla domanda di cambiamento. Sarà allora urgente – il tempo è poco – focalizzare quali sono gli ostacoli reali ad attuarlo, sperando di non scoprire quando sarà troppo tardi che si poteva fare ma non ne avevamo voglia.