Test di sensibilizzazione cutanea in pratica

Recentemente sono stati introdotti diversi approcci non animali, che contribuiscono all’identificazione del pericolo di sensibilizzazione cutanea, e la loro convalida e accettazione è stata in gran parte orientata verso la classificazione normativa.

Considerando la forza trainante per la sostituzione dei test in vivo incentrati sui cosmetici, è ragionevole chiedersi quanto bene i nuovi approcci si comportino a questo proposito. Nel presente studio, 219 sostanze, in gran parte materie prime cosmetiche (inclusi coloranti, conservanti e fragranze), sono state valutate attraverso un approccio definito integrando un metamodello di impilamento (versione 5), incorporando i risultati individuali di 3 metodi validati in vitro (Saggio diretto di reattività peptidica, Keratinosens™, U-SENS™), 2 derivati da strumenti in silico (TIMES SS, TOXTREE) e parametri fisico-chimici (volatilità, pH).

I risultati del metamodello sovrapposti sono stati confrontati con i dati esistenti sull’analisi dei linfonodi locali (LLNA). I non sensibilizzanti sono risultati 68/219; 86 erano deboli/moderati e 65 erano, invece, sensibilizzanti più forti. La revisione della versione del modello dimostra il vantaggio ottenuto nel discriminare i sensibilizzanti verso i non sensibilizzanti quando il modello TIMES in silico è incorporato come parametro di input.

La precisione ottenuta (dall’85% al ​​91% per le categorie di cosmetici) indica che il metamodello di impilamento offre valore per il quadro di valutazione del rischio di prossima generazione. Questi risultati individuano la potenza del metamodello di impilamento, basandosi su una fiducia ottenuta dalla probabilità fornita in ogni previsione individuale.

Toxicol In Vitro Aug;66 (2020)