Commissione governativa svedese: l’uso dei microbeads nel settore cosmetico

C0020417L’agenzia delle sostanze chimiche svedese (Swedish Chemical Agency Kemi) ha ricevuto l’incarico, da parte del governo, di proporre misure nazionali per limitare l’insorgenza nell’uso delle microplastiche nei prodotti cosmetici, parallelamente al compito più ampio assegnato all’agenzia deputata alla protezione ambientale, di studiare il rilascio delle stesse da altre svariate fonti, anche allo scopo di preservare l’ecosistema marino. L’Agenzia delle sostanze chimiche svedese ha proposto la possibilità, da parte del governo, di vietare, a partire dal 1° gennaio 2018, la vendita sul mercato svedese di prodotti cosmetici destinati al risciacquo che contengono microsfere di plastica; tale proposta è accompagnata dalla possibilità di allargare la regolamentazione all’intera Unione Europea. Il termine «microbeads» si riferisce a particelle di plastica che sono destinate ad avere un effetto di pulizia o lavaggio e possono essere, quindi, per esempio contenute in gel doccia. Il rischio riscontrato per queste particelle è per lo più di tipo ambientale, infatti esse possono essere ingerite dagli organismi marini, ed essendo caratterizzate da dimensioni ridotte (<10 micron) possono entrare nel sistema circolatorio di questi organismi e limitare l’assunzione di cibo, in quanto possono stazionare nell’intestino delle specie acquatiche. Prove di laboratorio hanno inoltre dimostrato che l’esposizione ai microbeads può essere, per le specie marine, causa d’infiammazione e può influire negativamente sulla riproduzione, causando nelle situazioni più estreme la morte degli animali. Le microplastiche sono state trovate in campioni marini naturali, e il loro studio è stato approfondito in laboratorio, conducendo all’idea di un possibile divieto a scopo precauzionale, a favore di una forte riduzione nel rilascio delle stesse nei laghi e nei mari. È stata, inoltre, valutata la possibilità di esenzione dal divieto nel caso di microsfere di plastica documentate come biodegradabili in ambienti acquatici o negli impianti di trattamento delle acque reflue. Le microplastiche derivate dal «mondo» cosmetico costituiscono una piccola parte rispetto alla quantità totale riscontrata in ambiente marino, infatti alcune stime hanno valutato una percentuale d’impatto pari a circa lo 0.1%; tuttavia la proposta di eliminazione fonda la sua idea sulla possibilità concreta nel trovare validi sostituti. Per esempio, per i prodotti esfolianti a risciacquo l’impegno dell’organizzazione svedese di settore (Swedish Union of Chemical Technical Suppliers) sarebbe quello di rimuovere questi ingredienti entro il 2017, anche per creare un effetto di livellamento sulle regole di base del mercato e contribuire a realizzare una concorrenza più leale; infatti, l’agenzia chimica svedese ha esaminato una novantina di prodotti nell’Ottobre 2015, riscontrando che in trentasei di essi erano presenti le microsfere. Analisi future potrebbero confermare la possibilità di estensione del divieto anche verso altri prodotti, ma il rapporto costo-efficacia di queste misure dovrebbe essere prima studiato più attentamente. Un’alternativa a un divieto nazionale sarebbe la regolamentazione delle microplastiche nei prodotti cosmetici a livello europeo. Tale misura non viene presa in considerazione al momento, infatti i Paesi Bassi e l’Austria hanno redatto e presentato alcune proposte al Consiglio Europeo per l’ambiente in due occasioni – giugno 2013 e dicembre 2014 – relative alla graduale eliminazione di questi ingredienti, e la Svezia ha sostenuto le proposte in entrambi i casi; tuttavia la Commissione Europea non ha dato, per il momento, risposta positiva a riguardo. Va sottolineato che la presente proposta è in gran parte in linea con le misure private volontarie intraprese nel settore e, per tale motivo, i costi supplementari sostenuti dalle società sarebbero abbastanza limitati, consistendo principalmente in costi di sviluppo prodotto e per l’adattamento di alcuni processi. Va sottolineato che l’aumento relativo dei costi si potrebbe riflettere in un prezzo marginalmente più elevato per i consumatori.
Swedish Chemical Agency Kemi- Report 2/16
di Chiara Lacapra