Filiere circolari per il packaging cosmetico

Modelli circolari di business, che implicano efficienza nello sfruttamento dell’energia e dei materiali, il riciclo e anche nuovi e differenti modelli di consumo, hanno un potenziale significativo nel ridurre le emissioni, gli sprechi, i rifiuti e l’inquinamento, problemi che hanno un costo ecologico, sociale ed economico sempre più elevato. Orientarsi a modalità circolari per meglio gestire le confezioni e il loro fine vita, implica alleanze fra imprese e con attori del territorio da cui possono risultare riduzioni di costi produttivi e di logistica, nonché essere il punto di partenza per sviluppare progetti comuni basati su tecnologie a basso impatto.

Francesco Bertolini

«Una criticità dei meccanismi circolari è che funzionano a patto che ci sia una filiera pronta ad assorbire e trasformare opportunamente i rifiuti –evidenzia Francesco Bertolini, docente presso SDA Bocconi. –Il sistema di riutilizzarli o trasformarli in nuovi materiali o prodotti non si crea dall’oggi al domani, per questo sono molto interessanti i progetti che vanno a creare queste filiere virtuose, progetti che oggi possono beneficiare di incentivi statali o europei. La raccolta differenziata in sé non è sufficiente se poi manca il passo della trasformazione, fondamentale per la circolarità. Filiere che, per chiudere il cerchio, devono essere diffuse sul territorio e localmente vicine alle imprese e ai cittadini».

Alleanze in Italia e all’estero

In Italia, la filiera del riciclo della plastica è molto forte e riesce a dare una seconda vita al 50% delle plastiche recuperate dalla raccolta differenziata. Secondo quanto riferisce Corepla, tuttavia, il mercato dei polimeri plastici di seconda vita, in Italia come in Europa, soffre per la scarsità della domanda, con la sola eccezione del PET riciclato. Anche nelle confezioni cosmetiche la plastica riciclata è ancora poco utilizzata, benché si inizi a vedere l’impegno di grandi multinazionali del settore per incrementare la quota di riciclato.

Iniziative a livello di filiera potrebbero facilitare l’adozione di modelli circolari di vario tipo nella gestione del packaging, sostiene Bertolini «la cosmetica potrebbe già partire nelle realtà in cui sono presenti aggregazioni di imprese e distretti produttivi del settore per facilitare a tale livello l’avvio di realtà industriali atte a creare packaging cosmetico nella logica della circolarità, per esempio attraverso l’intercettazione di imballaggi cosmetici e loro trasformazione in ottica circolare, sia essa recupero di materiali o anche riutilizzo di vuoti resi dai consumatori: questo significa alleanze e visione, ma la circolarità è un sistema, in cui ciascuno fa la propria parte e che deve essere costruito collettivamente».

Sistemi virtuosi che possono essere costruiti anche nei mercati in cui si esporta, con vantaggio per tutti. «Credo sia necessario sviluppare un maggior senso di responsabilità da parte dell’industria nei confronti di quei mercati in cui, per motivi sociopolitici, ancora non è

Serena Carpentieri Foto ©DarioOrlandi2015 (www.darioorlandi.com)

presente una chiara consapevolezza circa l’importanza di una corretta gestione dei rifiuti, come potrebbero essere i paesi emergenti, spesso visti solo come mercati di sbocco –considera Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente. –Avviare filiere di recupero costituirebbe una interessante iniziativa di responsabilità sociale e ambientale. Abbiamo infatti ormai gli strumenti per individuare il problema, capire come fare prevenzione, capire come il problema può essere trasformato in opportunità, perché tante sono le opportunità economiche legate alla seconda vita dei materiali, e trovare il modo di attuare una prevenzione dell’inquinamento in paesi dove ci sono meno strumenti e meno consapevolezza per agire. Molte imprese fanno investimenti industriali all’estero: trovare il modo di avviare filiere di recupero e fabbricazione di materie seconde contestualmente al proprio indotto di forniture offrirebbe vantaggi multipli all’impresa, che potrebbe contare su forniture sostenibili, e alla collettività, in cui crescerebbero la cultura e le tecnologie del recupero nonché l’attenzione dei consumatori».

Il valore della comunicazione

Anche il consumatore, infatti, è protagonista dell’economia circolare, attraverso i comportamenti e attraverso le scelte di consumo. «Una comunicazione che sappia trasmettere i valori ambientali, che educhi al consumo responsabile e alla corretta gestione dei rifiuti farà presa su quella frazione di consumatori già sensibile, contribuendo a

Matteo Locatelli

incrementare una maggiore cultura e attenzione di tutta la collettività –sottolinea Matteo Locatelli, vicepresidente di Cosmetica Italia con delega alla sostenibilità. L’Associazione delle imprese cosmetiche sta sviluppando con Green Bocconi strumenti per comunicare efficacemente ai consumatori il significato dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF).  –l’industria e i brand devono comunicare in modo efficace, per far percepire la differenza e ottenere il vantaggio competitivo di chi sa offrire un prodotto meno impattante sul fronte ambientale perché ha studiato il problema e ha investito per cercare soluzioni. Una buona comunicazione è di fatto un servizio, perché aiuta il consumatore nella sua capacità di scelta».

Il consumatore, che ha affinato i suoi strumenti critici per valutare i messaggi e i comportamenti delle imprese, potrebbe essere pronto ad apprezzare un tipo di comunicazione meno stereotipata e che rivede i concetti finora associati al cosmetico. «Proporlo esclusivamente come mezzo per regalare un momento di benessere individuale e di rimozione dei pensieri forse è una modalità superata –riflette Bertolini. –Oggi la grande sfida culturale da vincere è capire che il benessere individuale non può più prescindere dal benessere collettivo e su questo costruire proposte innovative, che riguardano il packaging, il prodotto e la comunicazione, finora poco battute ma che hanno visto anche case history di successo: recupero dei materiali, vuoto a rendere, prodotto sfuso, prodotto nudo sono tutte strade su cui il consumatore può essere coinvolto, con successo per l’obiettivo di sostenibilità e per il brand che lo propone».