La Linea Guida ISO Guidelines on technical definitions and criteria for natural and organic cosmetic ingredients and products ha creato molte discussioni fra gli addetti per essersi posta in modo del tutto diverso rispetto ai molti standard privati già esistenti, avendo adottato criteri quantitativi per indicare il contenuto in componenti naturali o biologici di qualsiasi prodotto cosmetico e il grado di naturalità dei suoi ingredienti. Al di là delle critiche, Roberto Gorni, dell’area tecnica normativa di Cosmetica Italia, ne delinea le potenzialità di utilizzo per le aziende.
«In tutto il mondo l’industria sta cercando di capire come utilizzare la Linea Guida. Secondo Cosmetica Italia si tratta di uno strumento di grande interesse. Invitiamo pertanto tutte le imprese, anche quelle già certificate con standard privatistici, e anche gli organismi di certificazione, a prenderne visione e a studiarne le potenzialità strategiche. Sicuramente come strumento tecnico nell’ambito dei rapporti di filiera, a partire dai fornitori di materie prime, può semplificare il lavoro di connotazione degli ingredienti e del prodotto finito. Può essere utilizzato per fornire quel supporto probatorio a sostegno di determinati claim di prodotto da chi decide di non percorrere la strada delle certificazioni privatistiche: è ragionevole attendersi che una parte rilevante di quel 90% di prodotti non certificati che si propone sul mercato del green si disporranno per adeguarsi a questo standard, con il vantaggio di potersi affidare nella caratterizzazione naturale o biologica del prodotto in modo più robusto, proprio in virtù della conformità alla ISO 16128, potendo così più facilmente dimostrare all’autorità la correttezza del proprio approccio. Le opportunità non dovrebbero mancare anche per chi si certifica secondo i disciplinari privati oggi esistenti, perché potranno vantare criteri aggiuntivi e rispondenti a specifiche filosofie di prodotto di interesse per il consumatore, e questa è la ragione per cui anche gli organismi di certificazione potrebbero iniziare a prenderlo in considerazione.
Si tratta fin qui di una valorizzazione non direttamente collegata alla comunicazione al consumatore. Riguardo invece a come raccontare la conformità alla Linea Guida al consumatore, è un aspetto da esplorare, a patto di rispettare il Regolamento 655/2013 e trovando il modo corretto di farlo, perché lo standard non è indirizzato a questo scopo. Internazionalmente, l’associazione giapponese ha redatto una guida volontaria per la comunicazione della naturalità e biologicità secondo lo standard ISO. Non si esclude, quindi, che in futuro gli aspetti di comunicazione al consumatore possano assumere un interesse significativo e condurre alla produzione di documenti specifici. Starà alle aziende indirizzare gli sviluppi futuri a seconda dell’importanza che daranno a questo strumento che, al di là delle oggettive difficoltà iniziali di conoscenza, dovrebbe entrare nelle valutazioni di opportunità delle imprese».
di E.Perani