Lavorare insieme alla natura? Oggi si può

Il mondo della cosmetica e la biofilia: un principio per fare, pensare e innovare l’industria di settore creando benessere sul luogo di lavoro attraverso la natura. Spunti di nuovi modi per progettare lo spazio lavorativo alla ricerca di quella sostenibilità a cui oggi la società guarda con occhio attento

di Nicoletta Toffano

Le big del beauty sono realtà innovative che in molti casi già da tempo hanno contemplato, all’interno della propria strategia aziendale, l’introduzione di processi in vista dei goal ambientali 2050 come la riduzione di CO2, la salvaguardia delle materie prima e l’eliminazione della plastica. Un modus operandi sicuramente messo in campo per principi etici, ma che allo stesso tempo risulta vincente anche dal punto di vista organizzativo ed economico, capace di ridurre l’impatto ambientale sul Pianeta e al contempo di attirare consumatori sempre più sensibili all’ecologia. Rendere la propria azienda veramente green, non si limita però all’adozione di soluzioni ecocompatibili sul piano produttivo ed energetico, ma comporta anche la trasformazione dell’edificio stesso in una bio-struttura pervasa da materiale verde vivo outdoor, indoor, wall e roof. In altri termini significa, attraverso uno specifico progetto paesaggistico, manifestare con evidenza l’interesse dell’azienda sui temi ambientali: una realtà attenta alla natura, al benessere di visitatori e soprattutto dei dipendenti.

Green Welfare: per un lavoro sano e felice

Il verde rappresenta un valore aggiunto all’immagine di un’azienda cosmetica già sensibile ai temi dell’ecologia e che persegue valori legati a pratiche di green welfare, ossia le azioni dedicate al benessere eco-sostenibile dei dipendenti. La sua introduzione è un’operazione articolata: non si tratta infatti solo di mettere a dimora alberi, ma di attuare piani specifici estesi ai lavoratori e al territorio. Il primo passo è il corretto indirizzamento di una cultura manageriale: infatti, collocare all’ingresso dell’azienda piante preziose in vasi di design o esibire un curatissimo giardino di essenze pregiate sono fraintendimenti frequenti del significato di azienda ‘green’. Queste soluzioni rientrano più nella sfera dell’estetica compositiva e la ricaduta sul benessere psicofisico delle persone, come spiegheremo di seguito, è limitata e circoscritta ad una meraviglia iniziale che diventa subito assuefazione. L’obbiettivo di realizzare spazi verdi corporate è invece un progetto work in progress che il paesaggista definisce con l’azienda in ogni fase: sensibilizzazione del management e dei dipendenti attraverso incontri e interviste; momenti dedicati alla progettazione partecipata; rilievo dello stato di fatto e delle condizioni ambientali con suggerimenti tecnici di base necessari a garantire la riuscita e il benessere del sistema piante/uomo; selezione del materiale vegetale adatto alle specifiche condizioni ambientali e scelta e dei materiali tecnici in sintonia con l’immagine aziendale; partecipazione di maestranze, artigiani, artisti, vivaisti presenti sul territorio in cui l’azienda opera; realizzazione di programmi di team building indirizzati al coinvolgimento del personale con momenti formativi, eventi di comunicazione, programmi di manutenzione, visite e attività in vivai e nella natura.

Dai giardini dell’Eden alla biofilia

Per realizzare proficue connessioni con gli spazi verdi, in grado di migliorare sensibilmente il benessere quotidiano di chi vive l’azienda molte ore al giorno, occorre innanzi tutto indagare le interazioni uomo-natura sotto il profilo ambientale, mentale e sensoriale. L’argomento è così specifico da essere spesso estraneo anche a chi quotidianamente opera nel settore verde, e lo scopo di questo articolo è proprio quello di spiegare, per quanto in modo necessariamente sommario, i principi del design biofilico.
Ma partiamo dal principio: l’uomo, dalla notte dei tempi, ha sempre descritto il benessere come contatto e armonia con la natura. È un legame biologico e alcune culture più di altre, soprattutto in Oriente, lo hanno interiorizzato. Tradizioni che l’approccio della cultura occidentale, positivista, ha per secoli rifiutato e che proprio oggi rivaluta: dopo il lungo periodo di reclusione in seguito alla pandemia, trovarsi a contatto con habitat naturali sembra essere il modo più diretto di ritrovare un equilibrio perduto e prendersi cura di sé. Il nome di questo approccio prende il nome di biofilia; ipotesi scientifica definita nel 2002 dal biologo Edward O. Wilson come «la tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e ad affiliarvisi emotivamente». Su questa ipotesi si basano le ricerche di un nuovo campo di indagine, quello della Ecologia Affettiva, portate avanti da Giuseppe Barbiero, docente di ecopsicologia, secondo cui «la fascinazione della natura attiva le configurazioni neurali presenti nei due settori del lobo parietale e frontale del cervello che presiedono alle forme evoluzionistiche più adattive dell’attenzione e dell’empatia». In poche parole: anche la semplice cura dell’orto, del giardino o della pianta sulla scrivania, richiamando il nostro istinto biofilico, ci permette di entrare in questo stato di consapevolezza, da cui deriva spontaneamente un senso di partecipazione al mondo naturale nel suo insieme. Questo significa che la qualità della vita umana, la salute, l’equilibrio mentale, il benessere dipendono dal grado di connessione che si riesce a mantenere con gli elementi naturali; anche quando si vive in città. Ecco allora che la biofilia entra in architettura, e lo fa per la prima volta grazie all’ecologo e sociologo Stephen Kellert, che nel 2008 formalizza i principi del Biophilic Design definendo alcuni pattern di base: l’inserimento di elementi capaci di produrre una connessione diretta con la natura come piante, acqua, aria fresca, movimento, animali; la creazione di una connessione indiretta con la natura con l’utilizzo di materiali, colori e trame naturali; la realizzazione di specifici spazi in sintonia con la natura, sia energizzanti sia rilassanti.

Benessere, come coerenza in una beauty corporate

Ma vediamo nel dettaglio quali sono i benefici che si innescano nell’adottare all’interno di una azienda della cosmetica, il cui core business è proprio la cura della persona, il primo dei principi della biofilia: la connessione con la natura attraverso l’utilizzo di materiale vivo, sia in maniera passiva sia attiva. Molti studi scientifici pubblicati negli ultimi anni mostrano come uffici più verdi aumentino benessere e produttività: l’ultimo viene dalla scuola di psicologia dell’Università del Queensland, in Australia, pubblicato sul Journal of Experimental Psychology, in cui si dimostra che la produttività dei lavoratori a contatto con aree verdi aziendali sale dal 15% al 40% poiché si riduce lo stress, si rinforza il sistema immunitario, si combatte la depressione e si migliorano la memoria e l’energia. Effetti che sono strettamente connessi a principi biologici, chimici e sociali legati al contatto con il verde. Innanzi tutto si verificano due importanti ricadute ambientali direttamente legate alla fisiologia vegetale: una maggiore immissione di ossigeno (le piante arricchiscono l’aria di una stanza, spesso chiusa e condizionata, con ossigeno, riducendo contemporaneamente la percentuale di anidride carbonica) e una ottimale regolazione dell’umidità (le piante da interno sono specie da sottobosco che richiedono una umidità relativa attorno al 50%; con il processo di traspirazione tendono a mantenere costante questa percentuale contribuendo a ridurre disturbi come irritazioni agli occhi e secchezza delle mucose). Poi, da un processo chimico deriva un fondamentale contributo alla purificazione dell’aria: le piante sono un microcosmo complesso, non sono solo fusto e foglie, ospitano un universo di altri organismi, principalmente batteri e miceti simbionti. Questi, strettamente aderenti alle radici, sono capaci di nutrirsi e moltiplicarsi grazie a sostanze per noi tossiche come ad esempio la formaldeide, residuo di lavorazione del legno dei mobili. E ancora esistono vantaggi di tipo psicologico e sociale legati alle cromie dei verdi, alle sensazioni sensoriali (colori, profumi, texture, gusti) e alla possibilità di creare all’interno di un’azienda team più armoniosi: la cura di una pianta (dal fiorellino sulla scrivania alle essenze di un giardino condiviso) diventa un argomento comune capace di incrementare la socialità e di stimolare l’autostima attraverso i risultati ottenuti. Infine, non dimentichiamo, che il verde è cultura: apprendere i nomi delle essenze, la fisiologia vegetale, i principi della biodiversità, la cura delle piante fa parte di un bagaglio di conoscenze green importante per chi lavora con la cosmetica, poiché facilmente associabile ad argomenti legati all’ecologia, al benessere e alla salute. Insomma una cultura naturale diffusa a tutto vantaggio del lavoro e soprattutto del nostro Pianeta.

BIOPHILIC QUALITY INDEX: LA MISURA DELL’APPROCCIO NATURALE

Presso l’Università della Valle d’Aosta Giuseppe Barbiero e Rita Berto, stanno oggi lavorando a un progetto sperimentale per definire un indicatore scientifico della qualità biofilica di un ambiente. Lo strumento si chiama Biophilic Quality Index e, nell’idea dei due ricercatori, sarà utile per completare le certificazioni già largamente utilizzate come la WELL (lanciata dall’International WELL Building Institute, rappresenta il primo sistema di definizione di parametri sugli edifici basati sul comfort delle persone) e la LBC (Il protocollo Living Building Challenge che valuta le reali prestazioni energetiche di un edificio nel primo anno di costruzione).
Il Biophilic Quality Index è composto da cinque differenti sezioni (e una serie di specifiche sottosezioni) che fissano le caratteristiche di una struttura. La presenza/assenza di queste caratteristiche viene valutata al fine di definire un edificio come “biofilico”: il risultato è un valore percentuale che ha lo scopo di fornire indicazioni utili al miglioramento.
Di seguito le 5 sezioni:
Sezione 1: L’edificio nel paesaggio urbano (6 sotto-sezioni)
Sezione 2: I singoli spazi all’interno dell’edificio (8 sotto-sezioni)
Sezione 3: Contatto visivo con la natura (3 sotto-sezioni) e presenza di un giardino/un terrazzo (3 sotto-sezioni)
Sezione 4: Contatto non visivo con la Natura (1 sotto-sezione: “forme e strutture biomorfiche e materiali naturali”)
Sezione 5: Sostenibilità (2 sotto-sezioni)

CERTIFICAZIONE B CORPORATION IN ITALIA

Le B Corp sono aziende che insieme formano un movimento globale che ha l’obiettivo di diffondere un paradigma più evoluto di business. Nel mondo, le B Corp certificate si distinguono sul mercato perché, oltre a perseguire il profitto, innovano continuamente per aumentare l’impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano, l’ambiente e tutti gli stakeholder. Infatti, l’azienda B Corp sceglie volontariamente di produrre contemporaneamente benefici di carattere sociale e ambientale mentre raggiunge i propri risultati economici. La community B Corp è presente in 153 settori e in oltre 77 Paesi. In Italia conta 120 aziende certificate (certificazione rilasciata da B Lab ente non-profit internazionale) di cui 6 del settore “Cura della Persona”. Il settore più attivo è “Cibi e Bevande” mentre le regioni più virtuose sono Lombardia e Emilia Romagna.

Documento dedicato alle B Corp italiane  SCARICARE QUI