La cloracne o acne clorica è un’eruzione di tipo acneico, con papule, cisti e pustole, associata alla sovra-esposizione a certi idrocarburi aromatici alogenati, come le diossine clorurate e i dibenzofurani. Un team di ricercatori coordinato dall’Istituto ETH-Zurich ha scoperto un legame tra cloracne e l’attivazione della segnalazione Nrf2, un regolatore della risposta cellulare allo stress ossidativo. La scoperta, ottenuta con esperimenti in topi che, dopo una prolungata e forte attivazione di Nrf2, sviluppano un fenotipo cutaneo paragonabile a quello umano, potrebbe avere future applicazioni nella cura della pelle. Nrf2 è un fattore di trascrizione che attiva alcuni geni che proteggono le cellule dallo stress. Alcuni anni fa, lo stesso team del ETH-Zurich ha scoperto che una moderata attivazione di Nrf2 protegge la cute dai danni degli UV, dal momento che la molecola attiva diversi geni preposti alla protezione delle cellule cutanee dai radicali liberi e alla prevezione dei danni al materiale genetico. In questo ultimo studio, gli scienziati hanno usato un modello animale in cui le cellule della cute di topi geneticamente modificati attivavano Nrf2in modo permanente. Di conseguenza, gli animali hanno sviluppato cambiamenti cutanei: le ghiandole sebacee diventavano più grandi e secernevano una quantità eccessiva di sebo. Anche i follicoli piliferi si sono ispessiti, si è verificata la perdita di peli e infine lo sviluppo di cisti. Poi, gli scienziati hanno testato campioni di tessuti provenienti da pazienti MADISH (una forma di avvelenamento da diossina che conduce alla cloracne) e hanno scoperto che Nrf2 era attivato nella loro cute, dove causava una forte espressione delle stesse proteine bersaglio che si aveva nel modello murino. È quindi molto probabile che i processi che governano questi anomali cambiamenti della cute nei topi si verifichino in modo simile negli umani.
EMBO Mol Med. 13 febbraio 2014. DOI: 10.1002/emmm.201303797
di S. Guenzi