Ossibenzone e filtri solari: protezione cutanea vs problematiche ambientali

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Con l’aumento della consapevolezza riguardo ai rischi di scottature, fotoinvecchiamento e cancro della pelle, l’uso dei filtri solari è aumentato e, attualmente, i filtri organici e inorganici sono utilizzati nei prodotti solari in tutto il mondo.

Sono state espresse preoccupazioni per quanto riguarda gli effetti ambientali dei filtri organici ultravioletti (UV) comunemente usati, tra cui ossibenzone (benzofenone-3), 4-metilbenzilidene canfora, octocrilene ed etilesilmetossicinnamato.

Gli studi

hanno identificato la presenza di filtri UV come ossibenzone, octocrilene, octinoxato ed etilesil salicilato in quasi tutte le fonti d’acqua in tutto il mondo e hanno commentato che questi filtri non sono facilmente rimossi dalle comuni tecniche di trattamento delle acque reflue.

Inoltre, in laboratorio, l’ossibenzone è stato implicato in modo specifico come possibile contributore allo sbiancamento della barriera corallina e, più in generale, filtri UV come la 4-metilbenzilidene canfora, l’ossibenzone, l’octocrylene e l’octinoxate sono stati identificati in varie specie di pesci in tutto il mondo, con possibili conseguenze sulla catena alimentare.

Parallelamente a tale analisi, nello studio, i dermatologi sottolineano l’importanza dell’impatto sulla salute pubblica di un’eccessiva esposizione al sole, ricordando e consigliando ai pazienti la corretta pratica di fotoprotezione, che consiste nel cercare ombra, indossare indumenti fotoprotettivi (compresi cappelli e occhiali da sole) e applicare protezioni solari appropriate.

J Am Acad Dermatol., Jan;80(1):266-271 (2019)

di C. Lacapra e S. Rum