Profumo di esperienze

aperturaSempre più curiosi delle connotazioni olfattive, i consumatori sono desiderosi di comprenderle e coglierle, nella scia di una persona, in un colpo di vento o in un negozio, a suggellare e fissare nella memoria l’esperienza che stanno vivendo. L’interesse per la caratterizzazione olfattiva e per la conoscenza dei profumi cresce nel mercato, investendo ogni espressione del mondo cosmetico, dal profumo best seller a quello di nicchia, dai cosmetici ai negozi in cui vengono proposti, per allargarsi al mondo della moda, ai punti vendita dell’abbigliamento, ma anche a tutti i luoghi pubblici o privati di tendenza, fino a costituire un must per mostre, spettacoli, eventi. Ne parliamo con Claudia Scattolini, profumiera formata all’ISIPCA di Versailles e creatrice di profumi e logo olfattivi.

Tra le sue attività di fragrance designer c’è la creazione del profumo su misura per la persona…
È la mia passione. Il profumo che si indossa parla della propria anima e di ciò che di noi si vuole trasmettere al mondo. Tradurre tutto questo in un profumo personalizzato è una sfida e un lavoro di grande interesse, che affronto mettendomi all’ascolto della persona e cercando di coglierne la personalità, non soltanto i gusti olfattivi. La persona passa un’intera giornata con me, parliamo della sua visione del mondo. Pongo domande personali, che mi permettono di capire quale rapporto intende intrattenere con il mondo attraverso il profumo. Utilizzo anche immagini, per esempio il paragone con colori, tessuti, forme geometriche per capire quale struttura e texture dare alla creazione: fresco come un capo in seta, morbido come la lana, appuntito come una stella… A seconda delle risposte, propongo alcune materie prime. Spiego come si costruisce un profumo e introduco le famiglie olfattive, fra cui scegliamo quella che diventerà la base della formula, di cui io stabilirò le proporzioni e in cui verranno inserite le note personali. Disegniamo la piramide olfattiva e, scritta la formula, andiamo a realizzarla con il contributo del destinatario, che pesa e miscela personalmente gli ingredienti. Questo tipo di lavoro risponde a una richiesta in aumento, che interessa sia il mondo femminile sia quello maschile. Piace l’idea del prodotto di altissima qualità realizzato artigianalmente. D’altra parte l’apprezzare il prodotto di alto artigianato è una tendenza internazionale, a cui peraltro l’immagine dell’Italia è molto legata, anche grazie al successo della moda Made in Italy.

Da dove parte invece l’approccio al logo olfattivo di un brand o di una firma della moda?
I lavori con i brand sono molto legati ai concept di marketing, al pubblico di riferimento e alle tendenze. Si basano su brief molto precisi e richiedono un lungo lavoro di affinamento, con molte modifiche. Nella profumeria di nicchia c’è la possibilità di puntare in una certa misura sull’originalità della creazione rispetto alle tendenze di marketing, che non devono però essere trascurate. Oggi la segmentazione del mercato non avviene più secondo macrocategorie (fasce d’età, genere, status sociale); il target si analizza invece secondo una segmentazione più fine, basata su esigenze profonde e personali.

Claudia Scattolini.
Claudia Scattolini.

Come trovare l’equilibrio fra l’ispirazione artistica e la rispondenza ai trend del momento?
Seguire le tendenze non significa necessariamente creare una fragranza banale dal punto di vista olfattivo, ma fare uno sforzo di ricerca per interpretare i trend in modo originale senza intaccare l’unicità della creazione. Questo vale anche per il profumo commerciale e, a maggior ragione, per la nicchia, dove proprio l’espressione della creatività è il valore e dove si ha maggior possibilità di essere capiti, seppur entro certi limiti. Infatti anche nella nicchia serve una certa immediatezza per poter parlare al pubblico, che non ha tempo di soffermarsi su stimoli poco decifrabili: come sempre nell’arte, il linguaggio deve essere dosato fra tensione espressiva e possibilità di essere compreso. Le tendenze sono oggi più complesse, vanno oltre le note olfattive alla moda. La multifunzionalità per esempio, può essere introdotta anche in un profumo, nel momento in cui, attraverso una opportuna scelta delle materie prime, conferisco alla creazione per esempio proprietà aromaterapiche o feromoniche. Sempre lavorando sulla selezione degli ingredienti, la proposta può di volta in volta puntare alla preziosità o all’artigianalità, alla naturalità o al biologico, altri trend molto sentiti.

La caratterizzazione olfattiva sembra essere un aspetto ricercato anche per gli ambienti, compresi i punti vendita…
Sono convinta che ci sarà sempre più spazio. Molti marchi dell’abbigliamento infatti puntano sulla multisensorialità del punto vendita; inoltre, nella progettazione degli spazi, sono sempre più numerosi gli architetti che studiano anche la caratterizzazione olfattiva, oltre alle luci, colori e acustica. In un negozio, nell’ufficio di un professionista, nello studio del medico, ormai, le persone non cercano più soltanto il servizio, ciò che conta è l’esperienza, quasi come nella partecipazione a un evento. Non andiamo per negozi necessariamente perché ci serve qualcosa, ma spesso solo per cogliere un certo tipo di atmosfera, per curiosare. Oggi, cresce la tendenza a coinvolgere i propri clienti, qualunque sia il servizio, valorizzando l’aspetto esperienziale. A questo scopo la caratterizzazione olfattiva è particolarmente significativa. Per conseguirla è necessario un diverso tipo di ricerca. Per esempio, per il logo olfattivo del Comune di Iesolo ho preso in considerazione la connotazione geografica, ma anche le tradizioni agricole e l’attualità della città, con proposte che accostavano il sale marino, le pere coltivate nell’entroterra fino al mohito, simbolo della movida del lido.

Non si sente la mancanza di una scuola per la formazione dei profumieri, che darebbe prestigio a questa parte del Made in Italy?
È certamente una carenza, anche perché oggi esiste un connubio fra moda, di cui l’Italia è considerata capitale mondiale, cosmesi e profumeria. Molti stilisti sentono il bisogno di avere la propria linea di profumi a completamento delle collezioni. Ma non è solo una questione di industria della moda. Attraverso i miei corsi colgo un forte interesse, da parte di tutti, ad ampliare la propria cultura personale sui profumi e sul mondo olfattivo. Chi oggi volesse fare un percorso strutturato di formazione dovrebbe uscire dall’Italia, verso l’ISIPCA o la Scuola di Grasse. Questo è un vuoto formativo che dovrà essere colmato. Personalmente vedo un ruolo dell’Università nel dare risposta a questa esigenza, un’istituzione dotata del prestigio necessario ad avviare questo tipo di percorso. Mi sembra inoltre che non possa mancare una spinta da parte dei profumieri, che dovrebbero mettere da parte un certo individualismo per appoggiare una iniziativa di questo tipo, che migliorerebbe l’immagine della profumeria italiana con ricadute positive per tutti, oltre che, naturalmente, contribuire alla formazione non solo dei profumieri ma anche di tanti tecnici dell’industria.

Crede che serva una più specifica formazione sugli aspetti olfattivi nell’industria cosmetica?
Sì. Conoscere la parte tecnica, le materie prime e le connotazioni olfattive che rendono un profumo quello che è ha una grande importanza, soprattutto in questa fase di mercato, in cui il consumatore è molto curioso e attento a questi aspetti. Gli elementi olfattivi del prodotto e del punto vendita non potranno essere lasciati a valutazioni superficiali. Cresce per questo la richiesta di figure intermedie fra il marketing e il profumiere, per valutare e affinare i profumi, che devono capire e parlare il linguaggio di queste due aree. Per tutte queste ragioni la formazione specifica è fondamentale.

ARTIGIANALITÀ DA INDOSSARE
L’artigianalità italiana fa tendenza in tutto il mondo e può diventare ispirazione anche per il profumo. È quanto è successo con Extrait d ‘Atelier essence de savoir-faire una serie di eau de parfum, tutte da indossare, ideate da Chiara Ronzani e create da Claudia Scattolini, ispirate a tre botteghe artigiane: di un orafo, di un calzolaio e di un sarto. «Dopo uno studio che mi ha portato a visitare vere botteghe e fabbriche artigianali -spiega la fragrance designer, -ho fatto una scelta realistica, introducendo in ciascuna composizione, accanto a rimandi simbolici alle rispettive attività, come le forbici taglienti del sarto, note che richiamassero gli odori caratteristici: bunsen, solventi, ghiacci dall’orafo, cuoio e resine dal calzolaio, stoffe accatastate dal sarto e una punta di caffè».

 

di E.Perani