Dalla ricerca scientifica e applicativa si sviluppano tecnologie e materie prime per prodotti sostenibili mentre gli studi di LCA sono l’unica strada per valutare in modo oggettivo e indipendente i molti aspetti che contribuiscono all’impatto sull’ambiente del prodotto. Lo sviluppo di ingredienti cosmetici innovativi di derivazione vegetale è un filone sempre più seguito della ricerca cosmetologica, sostenuto da importanti acquisizioni scientifiche circa l’efficacia di molti principi ottenuti da piante in diversi ambiti della funzionalità cosmetica e anche da una rilevante fortuna di mercato. Occuparsi di questi ingredienti oggi significa anche raccogliere la sfida della sostenibilità, traducendo una parola quasi inflazionata in concrete caratteristiche delle materie prime cosmetiche. Da oltre vent’anni Carla Villa dedica a questa area la propria attività di ricercatore e docente presso l’Università di Genova, nella Sezione di Chimica del Farmaco e del Prodotto Cosmetico del Dipartimento di Farmacia, dove peraltro è attivo l’ultimo dottorato italiano in ambito cosmetico. Il gruppo di ricerca che dirige ha focalizzato da più di 15 anni l’attenzione sullo sviluppo e applicazione di metodologie e processi alternativi più puliti, per l’ottenimento di ingredienti cosmetici. Tenendo in considerazione diversi principi della Green Chemistry (utilizzo di risorse naturali e rinnovabili, riciclo di scarti industriali, risorse energetiche alternative, processi mild e prodotti sicuri) questa ricerca si rivolge anche a fornire strumenti alle aziende orientate a percorsi di sostenibilità. In particolare, il gruppo lavora con la tecnologia microonde come fonte energetica alternativa in processi sintetici ed estrattivi.
Il suo gruppo di ricerca ha vinto la Smart-Cup Liguria 2014 per la sezione Agro-food & Cleantech con il Progetto Acadermic: quali sono stati i risultati?
Acadermic è nato da una ricerca multidisciplinare effettuata presso il nostro Dipartimento che ha messo insieme diverse competenze in ambito cosmetico, tecnologico e biomedico. Il progetto ha permesso la preparazione d’ingredienti bioattivi «verdi», ad alto valore aggiunto e a basso costo, ottenuti da scarti dell’industria agro-alimentare mediante tecniche estrattive a basso impatto ambientale, da inserire in formulazioni cosmetiche funzionali. Attraverso una metodica microonde senza l’uso di alcun solvente, è stato possibile il recupero rapido e peculiare delle frazioni acquose delle matrici esauste, ancora ricche di ingredienti attivi quali per esempio polifenoli. Queste «acque essenziali», con buone proprietà antiossidanti, non sono ottenibili con alcun altro metodo noto. L’irraggiamento microonde è stato applicato utilizzando un prototipo multitasking, ideato dal gruppo di ricerca di Genova nell’ambito di una collaborazione con altre università italiane in materia di riscaldamento dielettrico, in particolare con il gruppo della professoressa Leonelli del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari di Modena.
Quali sviluppi avrà il progetto?
Il forno, data la semplicità schematica, potrebbe essere riprodotto su larga scala applicando piccole modifiche che permetterebbero il trattamento di grandi quantitativi di matrici. I primi risultati e il riconoscimento ottenuto ci hanno dato sprone ed entusiasmo per andare oltre e pensare più in grande, creando uno spin-off di Dipartimento, Accadermica, che avesse, tra gli altri, l’obiettivo ambizioso di promuovere un cambiamento nell’approccio al prodotto cosmetico, in un’ottica di maggior affidabilità e trasparenza. Con le «acque essenziali» ottenute abbiamo pertanto sviluppato nuove formulazioni cosmetiche che potessero rispondere a specifiche richieste del consumatore, anche di quello più avveduto e informato, sensibile alle attuali e reali problematiche ambientali. Lo spin-off promuoverà da gennaio la nuova linea di prodotti Acadermic, destinata al canale farmacia, utilizzando come punti di forza la trasparenza dell’informazione, attraverso diversi strumenti di comunicazione sviluppati dalla società stessa (è previsto un supporto multimediale e una via di comunicazione che non permettano fraintendimenti) e il rispetto dell’ambiente realmente quantificabile attraverso studi mirati.
Nel mondo cosmetico si parla molto di sostenibilità: a suo parere quali sono gli strumenti più utili per portare sul mercato prodotti «eco-onesti»?
Cosa si intende per prodotto «eco-onesto»? Uno che davvero prova in qualche modo a rispettare l’ambiente o uno che cerca di essere il più trasparente possibile? Dobbiamo fare molta attenzione all’uso di termini come sostenibilità. Ormai è inflazionato, non c’è prodotto che non vanti una qualche «eco-compatibilità». Come fosse un merito. Si rischia di perderne il vero significato, di bruciarlo prima ancora di essere arrivati al traguardo, un traguardo fondamentale per il benessere nostro e della terra in cui viviamo. Credo sia molto più importante essere onesti con se stessi e con il consumatore. Parliamo per esempio di «chilometro vero», più che di «chilometro zero». Lo strumento oggi imprescindibile è il LCA -Life Cycle Assessment: serve a fare un punto onesto e realistico del proprio impatto sull’ambiente. È molto costoso e complicato e bisogna essere pronti al cambiamento, ma è davvero l’unica possibilità costruttiva per un’azienda che vuole operare seriamente una svolta eco-onesta in favore dell’ambiente.
Molte materie prime di base, per esempio oli vegetali di comune utilizzo, risultano poco sostenibili sotto molti punti di vista (distanze, distruzione di habitat originari e perdita di biodiversità…). Si intravedono, anche grazie alle tecnologie innovative come quelle da voi sviluppate e alle biotecnologie, prospettive per uno sviluppo di filiere locali sostenibili per questi ingredienti?
Tocca un tasto dolente. A parer mio le campagne (o se preferisce crociate) contro materie prime particolari sono cicliche, allarmistiche e dilaganti, complice il copia incolla sul web. Ora è la volta della scarsa sostenibilità dei prodotti «lontani» (dell’olio di palma per esempio) fino a parlare di tossicità. C’è una gran confusione. Sarebbe interessante valutare il reale impatto di queste materie prime tramite strumenti oggettivi e adeguati e magari in paragone a un prodotto locale. Purtroppo credo sia più una questione di mode, interessi e precarie ideologie che si spandono anche grazie alla rete, alla cattiva informazione e alla concorrenza sleale. La sostenibilità non può essere pesata a occhio né dal primo venuto. Si rischia di cadere nella banalità e in errori gravi di valutazione. Ci vogliono parametri oggettivi e ben definiti che solo un LCA può valutare. Oggi dobbiamo cercare di essere tutti più sostenibili, a prescindere dalla concorrenza. Dovremmo farne uno stile di vita, non una strategia di marketing. Essere responsabili e coscienti, farci carico del nostro impatto antropico sull’ecosistema. In una battuta: io, quando mi lavo i denti, ho imparato a non sprecare acqua. Me l’ha insegnato mio figlio….
SCAMBIO DI COMPETENZE E AVVIO DI START-UP: RUOLO DELL’UNIVERSITÀ NELLA FILIERA COSMETICA
«L’Università ha un ruolo fondamentale e peculiare – afferma Carla Villa.- È un concentrato di competenze complementari e sfaccettate che permettono una visione molto ampia della ricerca, un approccio multidisciplinare difficilmente ottenibile e riscontrabile in ambito aziendale. Tutto questo è però ostacolato dalle sempre più scarse disponibilità finanziarie, con un numero esiguo di progetti pubblici in questo settore. Sempre più spesso i fondi «necessari» arrivano proprio dalle collaborazioni con i privati. La Liguria è una piccola realtà industriale anche in campo cosmetico, ma l’attività del nostro gruppo di ricerca è ben avviata sul territorio con aziende locali in una sorta di scambio di risorse e competenze. Diversi studenti svolgono la loro tesi sperimentale in azienda ed è capitato più volte che questo abbia portato a una prosecuzione della ricerca, anche attraverso l’assunzione del neolaureato. Inoltre, per fornire agli studenti una visione imprenditoriale, parte del mio corso viene oggi svolto ufficialmente dall’amministratore delegato di una azienda di materie prime cosmetiche genovese con cui collaboro da diversi anni. In ultimo, ma non per importanza, l’interazione e la fiducia consolidata nel tempo con un’azienda cosmetica genovese dove opera un nostro ex studente, oggi cosmetologo affermato, ci ha portato alla costituzione di una start-up che vede l’azienda come nostro partner industriale».
di E. Perani