Adottato nel 2010 nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità, entrato in vigore a ottobre 2014, il Protocollo di Nagoya è un accordo internazionale che intende promuovere la conservazione della diversità biologica, attraverso l’implementazione di un accesso controllato alle risorse genetiche e di strategie di giusta ed equa ripartizione dei benefici che derivano dal loro uso. I Paesi che lo hanno sottoscritto sono ora obbligati a implementarne i disposti mediante opportuni strumenti normativi e amministrativi.
A questo scopo, l’Unione Europea ha pubblicato lo scorso anno il Regolamento 511/2014 sull’accesso alle risorse genetiche ed equo riparto dei benefici derivati dalla loro utilizzazione, detto anche Regolamento ABS, dal concetto di Access and Benefits Sharing.
La filiera cosmetica, sempre alla ricerca di materie prime innovative derivanti da biodiversità, è pienamente investita da queste normative. Come l’industria dovrà organizzarsi per adeguarsi? Ne parliamo con Maria Julia Oliva di Union for Ethical Biotrade UEBT, un’organizzazione che raccoglie molti attori della filiera cosmetica attivi a livello internazionale, fra cui numerose aziende che producono materie prime cosmetiche, che si propongono una logica di “sourcing with respect”, la filosofia di UEBT. «In Europa, l’implementazione del Protocollo di Nagoya verrà portata avanti a differenti livelli –spiega Maria Julia Oliva, –per esempio, ogni stato membro stabilirà se disporre o meno requisiti sull’accesso alle risorse genetiche e sulle modalità di condivisione dei benefici. Il Regolamento 511/2014 si concentra solo sulle misure necessarie per l’ottemperanza ai requisiti di ABS, quindi su come assicurarsi che i campioni di risorse derivate dalla biodiversità, acquisiti dalle industrie e dalle organizzazioni europee ai fini della ricerca e sviluppo, siano ottenuti e utilizzati legalmente».
Il principale obbligo per le aziende o le organizzazioni europee operanti nella ricerca e sviluppo basati sulla biodiversità è la cosiddetta “due diligence” nell’assicurare la conformità ai requisiti di ABS. Il significato di questa “dovuta diligenza” viene esplicitato da Julia Oliva «le aziende dovranno acquisire, archiviare e trasferire informazioni rilevanti per determinare l’adempienza alla normativa, comprese la data e i luoghi di accesso ai campioni, la descrizione delle risorse genetiche o delle conoscenze tradizionali a esse associate, nonché i fornitori e gli utilizzatori a valle lungo la catena del valore.- E prosegue – è comunque importante notare che l’obbligo di dovuta diligenza, come altre importanti richieste, non sarà applicabile fino a ottobre 2015, in quanto la Commissione Europea sta ancora sviluppando la legislazione accessoria e le linee guida per facilitare l’applicazione della nuova normativa».
ABS e ricerca cosmetica
Come applicare il concetto di condivisione dei benefici alle attività delle aziende? «Ci sono due punti importanti in questo aspetto –risponde Oliva. –In primo luogo, quali attività nell’industria cosmetica sono ricomprese negli obblighi del Regolamento 511? In secondo luogo, nei casi in cui le richieste in materia di ABS si applichino, cosa significa giusto ed equo riparto dei benefici? In termini di attività, ABS ha rilevanza nella ricerca sulle proprietà dei composti biochimici interessanti per nuovi ingredienti e prodotti, secondo il Protocollo di Nagoya. La ricerca sugli estratti da piante, oli essenziali o molecole, per esempio, finalizzata a sviluppare nuovi ingredienti con proprietà idratanti, rassodanti, anti-ageing o di altro tipo che ricadano nel campo dell’ABS. Analogamente, ABS potrebbe interessare le aziende che studiano campioni di piante per creare nuove molecole e sostanze sintetiche da inserire nelle fragranze. In ogni caso, il Regolamento 511 si applicherà solo se l’accesso alle risorse genetiche sia avvenuto dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Nagoya e qualora esistano strumenti normativi appropriati e in vigore nel paese di provenienza. In termini di equo riparto dei benefici, quali vantaggi condividere e in che modo ripartirli può essere determinato solo da valutazioni caso-per-caso. A maggior ragione tale condivisione necessita di mutui accordi fra paese fornitore ed ente utilizzatore. Il Protocollo di Nagoya include un Allegato che descrive i benefici che potrebbero essere condivisi, tra cui si annoverano la condivisione delle ricerche e degli sviluppi dei risultati, le collaborazioni nella ricerca scientifica, la formazione e il trasferimento tecnologico, la tassazione di accesso, il pagamento di royalty o altri contributi all’economia locale».
Legislazioni e buone pratiche in evoluzione
«A livello dei diversi paesi l’implementazione nazionale dei requisiti per l’ABS è piuttosto limitato -sottolinea Oliva. –I paesi stanno affrontando sfide come la mancanza di chiarezza circa la portata di questi requisiti e questioni relative ai movimenti transfrontalieri delle risorse genetiche, aspetti oggi ampiamente orientati dal Protocollo di Nagoya. Dall’entrata in vigore del Protocollo di Nagoya, molte leggi e regolamenti relativi all’ABS sono in fase di sviluppo o di revisione. Questa situazione è rilevante in relazione alle buone pratiche. Innanzitutto, in particolare in quei paesi che stanno sviluppando i requisiti per l’ABS, linee guida, standard e codici di condotta giocano un ruolo critico nell’assicurare le buone pratiche. E certamente, anche quando esistono normative sull’ABS, queste norme volontarie possono dare supporto e orientamento alle aziende che intendono definire politiche, sistemi e criteri che costituiscano le buone pratiche in particolari settori. In ambito cosmetico, per esempio, l’Ethical BioTrade Standard è uno strumento per le buone pratiche relative all’ABS. In secondo luogo, considerata l’implementazione ancora limitata di strumenti legislativi pertinenti, può essere difficile trovare esempi di ABS. Nonostante ciò, alcune aziende stanno aprendo la strada all’approvvigionamento di risorse derivate dalla biodiversità secondo principi etici, compresa la giusta ed equa ripartizione dei benefici. UEBT ha pubblicato sul proprio sito Web diversi casi di ABS che coinvolgono i propri membri».
Per maggiori informazioni
http://ethicalbiotrade.org/resources/#7
http://ethicalbiotrade.org/dl/benefit-sharing/ABS_FAQ_2014.pdf