Testa alla ricerca, cuore al consumatore

Primo Tortini.
Primo Tortini.

Creare innovazione che trovi spazio nel mercato dipende, nel terzismo cosmetico, dalla capacità di investire in strutture e progetti di ricerca ma anche di mettersi dalla parte dei bisogni del consumatore. Nella filiera cosmetica italiana le aziende conto terzi si sono distinte negli ultimi anni, nonostante il forte rallentamento dei consumi, per le buone performance produttive e per la tenuta positiva dell’andamento dei fatturati. L’orientamento all’innovazione, la propensione all’investimento in ricerca e nell’ammodernamento e potenziamento degli impianti, l’attenzione alle tendenze sono, insieme alla flessibilità, le qualità che permettono a questo comparto di rispondere alle esigenze di un mercato sempre più complesso e competitivo. L’altro elemento determinante per l’attraversamento della crisi è la propensione all’estero, una strada che il terzismo cosmetico italiano ha saputo percorrere contribuendo al successo del Made in Italy. Di opportunità e di visione nell’ambito del terzismo cosmetico discutiamo con Primo Tortini, titolare di Cosmoproject, azienda conto terzi che si occupa di sviluppo e produzione di cosmetici destinati ai diversi canali distributivi, da quelli mass a quelli specializzati fino alla nicchia e al lusso. Chimico per formazione ed esperienza, dagli anni ‘80 Tortini opera nel settore cosmetico e fonda Cosmoproject nel 1993.

Come si interpreta oggi l’innovazione nella formulazione cosmetica e su quali aspetti si fonda?

L’innovazione di formula si esplica su due livelli. Un primo livello è costituito da un’innovazione strutturale percepibile sensorialmente nell’immediato, con effetti palpabili e di grande impatto emotivo. Spesso queste innovazioni richiedono molto tempo per affermarsi e hanno tempi di acquisizione del mercato lunghi e non sempre felici. Si tratta di processi innovativi nello sviluppo del prodotto piuttosto complessi, che avvengono con diverse modalità. Quella più radicale è una vera e propria modifica strutturale, percepibile alla vista o alla prima fase di distribuzione sulla pelle. Ci sono poi modifiche non visibili, ma percepibili in fase di distribuzione o nella fase di assorbimento o asciugatura del prodotto. Infine, grazie a modifiche e innovazioni nell’uso degli eccipienti, si possono creare effetti di ordine fisico che fanno percepire il prodotto come una «novità». Un secondo livello è quello funzionale, quel genere di innovazione che riguarda l’attività dermatologica di nuovi principi attivi, suffragato da test sperimentali in vitro e in vivo. Non è percepibile nell’immediato ma richiede un certo tempo di uso nel prodotto per ottenere i risultati e questi non sono sempre soddisfacenti. Questa innovazione è la più frequente e su di essa si basa la maggior parte della comunicazione di marketing. Ritengo ambedue le tipologie di innovazione importanti, ma la prima sicuramente produce cambiamenti radicali nella formulazione, con cicli più duraturi e incisivi nel mercato.

Considerando lo skin care, quali tendenze emergono dal mercato e si rivelano particolarmente importanti come stimolo per l’innovazione dei prodotti?

A mio parere una delle tendenze che più hanno influito sulle proposte del mondo cosmetico negli ultimi anni è stata la formulazione di prodotti cosiddetti «intelligenti», ossia con una somma di attività che razionalizzano l’acquisto, l’uso e i risultati ottenuti. L’esempio delle BB Cream è calzante: un prodotto che, alla funzionalità classica di crema idratante e protettiva, offre le qualità ottiche immediate del make-up. Questa tipologia di prodotto ha infatti interpretato una profonda esigenza delle consumatrici, prese tra la fretta imposta dal lavoro e dai molteplici impegni quotidiani e la necessità di mantenere in ogni occasione e per giornate sempre più lunghe un aspetto piacevole e curato. Da qui il gradimento per questi prodotto da parte di fasce sempre più ampie di consumatrici a causa anche di una crisi sempre più feroce che le costringe al lavoro doppio.

Guardando alla ricerca cosmetologica, su quali aspetti si sente il bisogno di maggiori studi?

La ricerca cosmetologica si articola in diversi campi, tra cui la valutazione di impatto dermatologico nell’ambito della sicurezza all’uso è certamente il più importante. Questa ricerca detta i tempi anche dello sviluppo prodotto, poiché allo stato attuale il prodotto sicuro all’uso umano è una richiesta indiscutibile. Altre aree primarie sono, da un lato, la ricerca di nuove sostanze che possano generare nuovi prodotti con funzionalità diverse e performance migliori nella cura e nell’igiene della pelle e dei capelli. In questo campo, per esempio, è molto pressante la richiesta sui preservanti. Dall’altra parte è sempre vivo l’interesse per nuovi principi attivi, con una ricerca di ingredienti che abbiano attività dermatologicamente mirate e precise riferite a inestetismi ben definiti. La priorità, tuttavia, rimane sempre la domanda di sicurezza: inutile creare attivi che non siano perfettamente consoni al primo punto.

Esiste un ruolo delle PMI nel dare un contributo alla ricerca cosmetologica e in quali ambiti sarebbe importante un maggiore investimento da parte delle aziende cosmetiche?

La vera e sistematica ricerca è possibile solo in aziende di dimensioni molto consistenti. Le risorse necessarie a una ricerca seria, infatti, sono ingenti e generalmente non disponibili da parte delle PMI. Esiste però un contributo delle imprese di piccole dimensioni, legato alla ricerca applicativa, agli sviluppi pratici e ai risultati dei test che i fornitori di una certa dimensione mettono loro a disposizione. Inoltre ci sono situazioni in cui le PMI svolgono ricerche mirate e sono coinvolte in progetti più ampi, curandone una parte. Una delle ricerche in corso in Cosmoproject consiste nella messa a punto del processo produttivo di particolari molecole definite ozonuri, che svolgiamo in collaborazione con università nazionali ed estere. Si tratta chimicamente di lipoidroperossidi o addotti dell’ozono a substrati insaturi ottenuti per addizione elettrofila in presenza di catalizzatori; queste molecole, relativamente stabili dopo strippaggio con gas nobili, sono state standardizzate chimicamente tramite analisi NMR e verificate nella loro stabilità per misura dell’Indice di Perossido.

Coltivare il contatto con il mondo accademico è possibile per le PMI e con ricadute tangibili…

Certamente. Nel caso specifico, gli studi di standardizzazione sono stati eseguiti all’Istituto di Chimica Organica dell’Università di Parma; inoltre le sostanze sono state verificate nella loro tossicità presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Parma, presso l’ateneo di Ferrara e, per quanto riguarda la citotossicità, a Pavia. La ricerca è continuata per dimostrare la loro attività nella riparazione delle ferite o rigranulazione dei tessuti nelle ulcere croniche grazie alla collaborazione con le Università di Bologna, Roma, Napoli e di Jasi in Romania. I risultati ottenuti hanno consentito di entrare in produzione con dispositivi medici fino alla classe II B. Anche l’attività microbiologica è stata vagliata attentamente all’Università di Ferrara e attualmente è in corso una sistematica molto importate a Parma su 8 stipiti batterici. Diciamo che anche una PMI può realizzare piani di ricerca interessanti e portarli fino alla produzione di attivi destinati all’uso topico.

Quali investimenti sono particolarmente importanti per la competitività di un terzista? Quali sono le aree in cui orientare gli sforzi?

Come terzisti il potenziamento e il rinnovamento degli impianti di produzione è ovviamente una necessità e a questo è riservata una parte rilevante delle risorse. È altrettanto vero che questo al momento attuale non è più sufficiente, ma è indispensabile destinare una buona parte degli investimenti alle attività di laboratorio, con proposte formulative nuove, al servizio legislativo, agli aspetti della qualità e dei controlli qualitativi e alla gestione in full-service del prodotto con tutte le conseguenze che ne derivano. Un altro capitolo verso cui orientarsi è la sostenibilità. Si tratta infatti di un argomento sensibile e gli adeguamenti e le risposte devono essere tempestivi. Questo è un campo in cui, peraltro, una PMI può muoversi più facilmente, grazie alla struttura organizzativa più agile, rispetto alle aziende di grandi dimensioni con apparati burocratici rigidi e farraginosi. Anche in questo campo le PMI devono decidere investimenti in denaro e in risorse umane secondo piani precisi e concreti.

 Quali sono gli aspetti determinanti per proporsi all’estero in una fase in cui l’internazionalizzazione sta diventando necessaria per le imprese cosmetiche italiane?

Per lo sviluppo estero dobbiamo mettere in campo gli asset che hanno sempre contraddistinto il Made in Italy e la tipicità italiana. Il punto di partenza non può che essere tanta creatività e gusto italiano, a cui devono abbinarsi una qualità di prodotto ineccepibile, oltre che un servizio alla comunicazione del prodotto di grande efficacia. Il terzismo deve distinguersi per una flessibilità associata alla precisione nella consegna, senza trascurare, infine, la competizione sui prezzi.