Dopo la laurea in Farmacia all’Università di Trieste nel 2001 e l’abilitazione alla professione di farmacista, Andrea Brunetta entra come direttore tecnico in Kalis, l’azienda di famiglia fondata dal padre Fabio, in cui in seguito riveste anche il ruolo di responsabile R&D. Il suo percorso formativo non si ferma, proseguendo con il Master in Scienza e tecnologia Cosmetiche dell’Università di Ferrara, conseguito nel 2008, e con il Corso di Alta formazione in Marketing cosmetico organizzato dall’Università Cattolica di Milano e da Unipro, nel 2012. Oltre al lavoro in Kalis, Andrea Brunetta collabora con gli Atenei di Padova e Ferrara come docente a contratto di Tecnologia cosmetica e seguendo laureandi e specializzandi nell’elaborazione delle tesi.
Considerando il suo iter personale, quali sono state le esperienze più interessanti per la sua crescita professionale, anche ai fini della sua attuale posizione in azienda?
Dopo la laurea in Farmacia ho conseguito il diploma di Master in Scienza e tecnologia cosmetiche dell’Università di Ferrara. Questo percorso di studi mi ha permesso di entrare nel vivo del mondo della formulazione e della tecnica cosmetica grazie alla presenza di docenti sia dell’ambiente accademico sia con esperienze aziendali, andando a integrare e ampliare le conoscenze acquisite lavorando nell’azienda di famiglia. Credo che attualmente un Master o una Scuola di Specializzazione di questo tipo sia fondamentale per qualunque giovane laureato che si stia inserendo o sia già inserito in azienda come formulatore o responsabile R&D. In seguito mi è stata offerta la possibilità di diventare docente di tecnologia presso lo stesso Master acquisendo l’insegnamento tenuto da mio padre per oltre 25 anni. Questa opportunità mi ha permesso di affinare alcune mie competenze ma soprattutto rappresenta un grande stimolo al costante aggiornamento, indispensabile in una materia così multidisciplinare e in costante evoluzione comela cosmetologia. Recentemente ho frequentato il Corso di Alta formazione in Marketing della cosmesi e della profumeria organizzato da Unipro in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che mi ha permesso di acquisire nuove competenze particolarmente utili nella prospettiva di uno sviluppo commerciale della nostra azienda.
Nello sviluppo e formulazione di nuovi prodotti, quali tendenze si percepiscono nel mercato dello skin care che guidano l’innovazione di prodotto? Quali sono i fronti più innovativi per la formulazione cosmetica?
Credo che attualmente i prodotti più innovativi siano quelli che uniscono tecnologie caratteristiche dello skin care con altre derivanti dal make-up. Le aziende vincenti saranno quelle in grado di offrire prodotti con caratteristiche di elevata efficacia, sensorialità ma anche visivamente accattivanti. Un esempio, in questo senso, è il boom delle cosidette BB cream, che evidenzia quanto sia auspicabile una maggiore collaborazione tra questi due rami della cosmesi, che attualmente sono molto distanti. Un’altra importante tendenza del mercato è la ricerca da parte dei consumatori di prodotti sempre più naturali, dermocompatibili e sostenibili. La realizzazione e la presentazione di questo tipo di prodotti tuttavia deve essere seria e trasparente perché in commercio esistono prodotti che vantano un’impostazione green senza possedere reali requisiti di naturalità. Infine in futuro ci sarà una sempre maggiore attenzione alla ricerca di formulazioni che garantiscano un’elevata sicurezza per l’utilizzatore, con un ridotto numero di ingredienti e materie prime scelte con attenzione per minimizzare i rischi di allergie e fenomeni di sensibilizzazione che, purtroppo, sono in forte aumento. Nel mondo del terzismo i brief relativi ai nuovi prodotti arrivano in genere dalle aziende clienti sulla base delle tendenze del mercato e delle caratteristiche dei prodotti di riferimento. L’abilità del produttore è quella di sviluppare prodotti con caratteristiche migliori e maggiormente innovative rispetto ai prodotti benchmark. Tuttavia, anche nella produzione conto terzi, le aziende produttrici possono e devono essere propositive verso i loro clienti sulla base della loro esperienza e capacità di stare al passo con l’evoluzione tecnica della formulazione cosmetica; nei prossimi anni le aziende competitive saranno proprio quelle in grado di adattarsi ai continui cambiamenti che il mercato richiede, e che punteranno realmente sull’innovazione.
Formulazione di prodotti a ridotto impatto ambientale: quale interesse si riscontra nel mondo cosmetico? Quali sono le criticità per sviluppare prodotti secondo questi concetti?
La sostenibilità dei processi produttivi e del prodotto cosmetico finito è un obiettivo assolutamente condivisibile e auspicabile. Tutte le aziende cosmetiche (e non solo) dovrebbero seriamente impegnarsi in questo senso per ridurre l’impatto ambientale legato alla filiera produttiva, per migliorare la qualità del lavoro del proprio personale, per realizzare prodotti sicuri per l’utilizzatore per l’ambiente con un packaging facilmente riciclabile o, ancora meglio, biodegradabile. La mia impressione tuttavia è che, non essendoci ancora norme precise in questo senso, molte aziende dichiarino di seguire una filosofia sostenibile prevalentemente per motivi di marketing e commerciali più che per una scelta realmente sentita.
Per quanto riguarda in particolare i prodotti solari, quali sono le prospettive per un approccio vicino alla logica del naturale?
La ricerca di un prodotto antisolare con caratteristiche reali di naturalità è una sfida molto difficile. Il formulatore che percorre questa strada deve, per forza, orientarsi sui soli filtri fisici ma l’ottenimento di elevati valori di SPF senza l’associazione dei chimici è un obiettivo piuttosto complesso da raggiungere. Bisogna poi considerare che il coating delle particelle fisiche è costituito in molti casi da sostanze sintetiche e che il forte grado di micronizzazione necessario per ridurre l’“effetto bianco” di questi prodotti non li rende completamente immuni da accuse tossicologiche.
Materie prime cosmetiche: in quali aree si prospettano gli sviluppi più innovativi?
Credo che si avranno soprattutto nel campo degli attivi o meglio delle sostanze funzionali ma anche dei texturizzanti. Oggi il consumatore è sempre più esigente e si aspetta da un prodotto cosmetico di buon livello una reale efficacia e performance notevoli. Tutto questo senza rinunciare alla sensorialità e alla piacevolezza del tocco. Le evoluzioni nel campo dei peptidi, dei perfluoropolieteri funzionalizzati, dei prodotti biotecnologici delle molecole pure isolate da estratti vegetali stanno diventando talmente importanti da far pensare a una ridefinizione di prodotto cosmetico rispetto a quella che viene data dalla legge attuale. Per quanto riguarda i texturizzanti, prevedo una espansione nel campo di sostanze tecnologiche sempre più performanti che porteranno anche allo sviluppo di nuovi tipi di forme cosmetiche.
Quali sono gli investimenti più importanti per il reparto di ricerca e sviluppo di una media impresa orientata all’innovazione?
Il lavoro formulativo e la realizzazione di nuovi prototipi deve andare di pari passo a un laboratorio analitico e controllo qualità molto ben attrezzato. Oltre a essere in grado di realizzare forme cosmetiche innovative un’azienda che investe nel comparto R&D dovrebbe disporre di strumenti per analisi qualitative e quantitative per realizzare indagini approfondite su materie prime e prodotti finiti. Inoltre un laboratorio completo dovrebbe disporre anche di strumenti per analisi cutanee e prove di efficacia e funzionalità ed eventualmente anche prove in vitro sostitutive dei test in vivo. Chiaramente non è pensabile eseguire tutte le analisi all’interno dell’azienda, spesso conviene affidarsi a istituti universitari oppure a laboratori specializzati, tuttavia essere in grado di eseguire molte di queste prove in casa è utile per ottenere dei dati preliminari da confermare in seguito attraverso indagini più approfondite.
Sia lei che suo padre avete continuato a mantenere rapporti con il mondo accademico: ci sono iniziative/progetti in cui l’azienda collabora con le università? Quali sono le ricadute?
L’ambiente accademico si sta avvicinando sempre di più alle realtà aziendali e produttive. È fondamentale per le aziende uno scambio d’informazioni con le università per stimolare l’innovazione e stare al passo con i tempi. D’altro canto questa interfaccia serve anche ai docenti universitari per finalizzare in maniera più concreta i loro studi. Infine questo scambio d’informazioni è molto utile per i giovani laureati o specializzati che, grazie ai rapporti tra il mondo industriale e accademico possono trovare una collocazione lavorativa consona al loro percorso di studio. Nella nostra esperienza la collaborazione trentennale con le Università di Padova e di Ferrara in particolare è stata essenziale per mettere a punto particolari tecnologie produttive, sviluppando prodotti innovativi, e per acquisire in questo modo prestigiosi clienti tra cui importanti aziende farmaceutiche.
di E.Perani