Ambra Martone è una personalità di spicco nel panorama della cosmetica italiana. Bocconiana classe 1981, discendente di imprenditori del settore alla terza generazione, ricopre la carica di vicepresidente di Cosmetica Italia, di presidente di Accademia del Profumo e di vicepresidente di ICR-Industrie Cosmetiche Riunite. È inoltre co-founder di Marvin LabSolue Perfume Laboratory e Creative Director del Magna Pars l’Hotel à Parfum, la location che ospiterà l’evento di Kosmetica 2023 Origini: la forza del brand.
L’abbiamo intervistata per conoscere la sua percezione e la sua visione sul mondo della cosmetica oggi in Italia, incontrando una personalità coinvolgente, empatica e con una chiarezza di pensiero non comune.
Come vicepresidente di Cosmetica Italia, gode di un punto di vista privilegiato sul settore cosmetico italiana. Il prossimo evento di Kosmetica, che ospiterete al Magna Pars l’Hotel à Parfum, avrà come tema centrale le origini: secondo lei, la cosmetica italiana può trarre risorse innovative dalla sua storia?
Le origini, la tradizione sono sempre una fonte importante di know-how e di vantaggio competitivo. La storia italiana del cosmetico è già molto accreditata a livello mondiale, e sicuramente fa parte dell’immaginario del made in Italy così apprezzato all’estero. Di conseguenza, la cosmetica italiana gode di qualità e stile anche grazie alla sua storia.
Si fa sempre un po’ fatica, in Italia, a far riconoscere al grande pubblico la cosmetica come una delle eccellenze del nostro Paese. Cosa pensa a questo proposito?
Una delle funzioni di Cosmetica Italia è proprio quella di divulgare questo primato che abbiamo nel settore della cosmetica, del make-up e delle fragranze e portarlo alla conoscenza diffusa, perché è un assoluto vantaggio che noi abbiamo, ma non è così fortemente percepito da noi italiani. Credo che il motivo sia che siamo un popolo fortunato che vive di tante eccellenze più conosciute, come la filiera della moda, quella alimentare, del design, dell’automotive… Tante eccellenze che vengono comunicate. Tra queste, forse quella del cosmetico è rimasta un po’ indietro a livello di percezione e di comunicazione, ma solo a questo livello, perché poi da un punto di vista di concretezza è assolutamente alla pari e un grande impegno di Cosmetica Italia è anche quello di sensibilizzare i nostri politici e governi alla ricchezza che abbiamo in mano grazie al settore del cosmetico italiano, per valorizzarlo ancora di più. Inoltre ci sono diversi programmi in atto per favorire la formazione a livello scolare, soprattutto a livello di istituti tecnici, ma anche di master di livello universitario.
Quanto lo storytelling delle origini, ovvero di quella che è stata l’evoluzione della cosmetica in Italia, potrebbe influire nel promuovere la cosmetica stessa oggi?
Secondo me sempre molto, perché la competenza italiana odierna in cosmetica deriva da una storia fatta di tradizioni, di formule, di laboratori, di expertise, di artigianato e quindi non è improvvisata, non è una moda, non è qualcosa di accessorio o transitorio, ma fa proprio parte un po’ della nostra cultura, da sempre. A partire da Leonardo da Vinci, che sappiamo essere stato, oltre a tutto il resto, cosmetologo, parrucchiere, profumiere… Gli storici ci raccontano di come per Leonardo, al tempo, fosse normale studiare tutto questo, perché gli uomini di cultura si occupavano di tutto ciò che interessava il mondo circostante, quindi la sua attenzione non rappresentava un unicum. Queste discipline erano già apprezzate da tutte le corti che lui frequentava in Italia e successivamente sono state esportate in Francia e negli altri Paesi europei. Questo argomento è stato trattato nella mostra Leonardo: Genio e Bellezza promossa da Cosmetica Italia e Accademia del Profumo, approfondendo con un’esperta leonardista tutte le invenzioni e le scoperte nel campo della cosmetologia, della profumeria, della cura del capello. Sono stati svelati dei dettagli molto interessanti: aveva formulato creme depilatorie, tinture per capelli, profumi… È stato il primo a creare infusioni in acquavite per estrarre proprietà odorose dalle materie prime naturali profumate. Noi italiani creiamo tante cose belle, dobbiamo fare sistema affinché queste cose vengano divulgate, in Italia e nel mondo.
Dal suo osservatorio privilegiato, quale evoluzione pensa avrà la cosmetica italiana?
Il trend è più che positivo: viviamo quasi un nuovo rinascimento nell’ambito cosmetico: il made in Italy è sempre più richiesto e apprezzato, non solo da Paesi lontani (e quindi con garanzie oggettivamente inferiori rispetto alle nostre), ma anche dagli europei e, in generale, dagli occidentali. Anche molti marchi francesi, che tutelano bene i propri interessi, oggi lo richiedono. Questo è un segnale positivo che ha un riscontro sul mercato e indica un settore in forte crescita e un profondo interesse da parte di holding e banche, per potenziali acquisizioni o operazioni finanziarie. Stiamo vivendo un bellissimo momento e penso che sia un trend destinato a confermarsi e a crescere sempre di più.
In questa evoluzione, come la cosmetica potrà rimanere fedele alle origini?
Credo sia importante continuare a svilupparsi mantenendo la qualità che nel nostro settore è assicurata da un punto di vista normativo e dalla competitività, perché ormai sicurezza e qualità sono imprescindibili. Per fortuna, in Italia abbiamo il pregio di non dover neanche più richiedere questi requisiti, dati ormai per scontati: dove le aziende si differenziano è per quell’attenzione al servizio, quel quid innovativo a livello di marketing e comunicazione. Però la base solida è data dalle origini, dalla conoscenza, dall’amore per il settore, dai laboratori di ricerca e sviluppo molto accreditati. Il terzismo, che ha sempre promosso queste eccellenze, si è distinto come fiore all’occhiello, ed è quello che poi promuove l’innovazione, lo sforzo per aggiungere la ciliegina sulla torta. Ma la base, assolutamente, è quella che deriva dalle origini e che garantisce la sicurezza e la qualità che poi il mercato cerca.
Passando a quella che è la Sua esperienza personale e di famiglia, ci racconta come è nata l’idea dell’Hotel à Parfum?
L’idea è nata in famiglia, come spesso accade nelle imprese familiari, con l’intento di raccontare e rendere omaggio alle nostre tradizioni, alle nostre origini, alla storia di mio nonno e di mio padre. Avendo delocalizzato la produzione a Lodi, abbiamo deciso di investire in una struttura alberghiera di alto livello. Abbiamo pensato di combinare questo nuovo sviluppo con la nostra storia, per valorizzare il genius loci, con l’idea che in quel luogo vivesse lo spirito dell’ex stabilimento dei profumi e la magia che ancora porta con sé, per condividerli e farli apprezzare agli ospiti. Da lì l’iniziativa di proporre esperienze olfattive agli ospiti dell’hotel.
Quali sono gli obiettivi sul medio-lungo periodo per il Magna Pars?
L’obiettivo è quello di arricchire le esperienze sempre con nuovi dettagli e rinnovata magia. Abbiamo molte richieste per espandere il concept fuori dall’Italia. Potrebbe essere un’opportunità per il futuro. Il simbolo dell’hotel è un albero proprio per quello, perché l’idea è che dalle radici – che rappresetano, appunto, la Marvin – si è giunti a ICR, collegato al tronco come Marvin alle radici, e successivamente ai rami, che potrebbero rappresentare gli sviluppi futuri.
Quanto contano le donne nella cosmetica in Italia? Sono più innovatrici o legate alla tradizione?
Per fortuna il settore cosmetico italiano è fortemente partecipato dalle donne e questo mi rende molto fiera e felice. Anche se non si può mai generalizzare, penso che le donne abbiano quel giusto equilibrio tra la solidità data da un’attenzione alle origini e la capacità di innovare. La forza delle donne è proprio quella di avere un buon connubio tra le due doti. ICR è stata denominata “la fabbrica delle donne” perché il 74% dei nostri dipendenti è di sesso femminile. È un trend che investe tutto il comparto: da un lato per la prevalenza del pubblico femminile nel settore, dall’altro per una maggiore capacità di attenzione al dettaglio, di amore per le piccole cose.